Monografia

Baroni di razza

Come l'università del dopoguerra ha riabilitato gli esecutori delle leggi razziali

Autori
Barbara Raggi

  Editori Internazionali Riuniti, Roma 2012
  978-88-359-9099-4
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Dopo più di mezzo secolo di procedure rimaste in ombra, questo volume riporta alla luce il meccanismo assolutorio del potere universitario e accademico nei confronti di quanti sostennero e si resero protagonisti dell'applicazione delle leggi razziali fasciste. Se i casi di Nicola Pende o Giacomo Acerbo suonano noti (ma i documenti sono inediti) quelli di Gaetano Azzariti, presidente della Corte Costituzionale e prima presidente del tribunale della razza, o di Antonino Pagliaro, prima linguista razzista e poi maestro democratico di Tullio De Mauro (difeso da De Mauro e assolto dall'epurazione grazie a una lettera di Guido Calogero) lo sono un po' meno. Il meccanismo baronale dei consigli di facoltà, il sostegno esplicito degli ordini professionali, fece sì che quasi tutti i professori razzisti, che non solo teorizzarono ma applicarono le leggi razziali, furono reintegrati grazie al voto compiacente dei loro colleghi. Compresi gli antifascisti: si pensi alla lettera inedita di Guido Calogero (filosofo antifascista) in difesa di Pagliaro. Il libro raccoglie, oltre alla lettera di Guido Calogero in difesa di Antonino Pagliaro, la documentazione su Azzariti e quella sul suo collega Antonio Manca. È inedita anche l'autodifesa di Giacomo Acerbo che svela uno dei meccanismi attraverso i quali fu possibile farsi riassumere dalle università. Inediti sono poi tutti gli appelli delle singole facoltà per riavere in cattedra i docenti razzisti. Saggio introduttivo di Pasquale Chessa.


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