Società editrice il Mulino,  Bologna 2018				
				
				
								
				
								
				  
				 978-88-15-27986-6				
				
				
				
								
				  
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								La tragedia della Shoah rischia spesso di lasciare sullo sfondo le altre gravissime persecuzioni che hanno colpilo gli ebrei italiani dal 1938 al 1945. Le leggi  razziali,  precedute da un subdolo censimento che era in realtà una vera e propria schedatura e anticipate da  una  violenta campagna antisemita, esclusero gli ebrei dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalla  vita civile. Dal  1958, oltre 400 provvedimenti di crescente gravità: alla fine, gli israeliti non potevano possedere una casa, un'impresa, un  lavoro, neppure degli oggetti. Una spoliazione sistematica e minuta, confische equivalenti a oltre 150 milioni di euro odierni. Gli archivi restituiscono le vicende di questa Grande  razzia, e storie, spesso ignote, di vita e, purtroppo, anche di morte. Il nostro Paese le ha indagate soltanto dal 1998, costituendo una Commissione presieduta da Tina Anselmi. Ma troppo resta ancora sconosciuto. Le stesse restituzioni agli originari proprietari sono state tardive e soltanto assai parziali. Come gli indennizzi, e i riconoscimenti a chi è stato perseguitato. Con una capillare ricerca tra i dati e gli allegati al Rapporto Anselmi e in numerosi archivi, negli ottant'anni dalla più importante tra le leggi razziali che furono l'anticamera della Shoah, Fabio Isman racconta vicende spesso ancora ignorale o troppo poco esplorate, che ci restituiscono lo spaccato di un'Italia non sempre composta da «brava  gente».