Fonti giuridiche e documentali per lo studio delle leggi antiebraiche nella Biblioteca “Luigi De Gregori” del Ministero dell’istruzione e del merito

Il problema degli ebrei esiste anche in Italia. Ma in piccole proporzioni. Si poteva risolverlo con piccoli atti amministrativi. Insomma, perché sparare un cannone per uccidere un uccellino, anche se si tratta di un uccellino circonciso?
Giuseppe Bottai, Diario 1935-1944

Bottai e il Ministero della Educazione nazionale

Queste sono le parole che Giuseppe Bottai, allora Ministro dell’Educazione nazionale, annota nel suo Diario, alla data dell’11 agosto 1938, quando ha appena cominciato ad emanare le prime circolari ministeriali che hanno dato concreta attuazione alla decisione politica del Governo di Mussolini di escludere gli studenti e gli insegnanti e tutti gli altri lavoratori “di razza ebraica” dal mondo dell’istruzione ma anche dall’amministrazione ministeriale, dalle biblioteche, dai musei, dalle accademie e dai conservatori.

Gli strumenti di Bottai per attuare l’”arianizzazione” della scuola e dell’Università

Circolari, ordinanze, decreti, concorsi, avvisi, regolamenti interni, sono atti amministrativi che non costituiscono fonti di diritto ma sono definite “norme di servizio” cha hanno avuto nella costituzione e della applicazione delle leggi antiebraiche una parte fondamentale. Bottai ne ha emanate un grandissimo numero fino al 1943: strumenti di gestione degli atti di ufficio ordinari, vennero ampiamente utilizzati dal regime per la loro duttilità e pervasività e immediata applicabilità. Sono atti interni all’amministrazione, sono discrezionali, non impugnabili e, almeno in teoria, non dovrebbero contravvenire la legge ma solo renderla applicativa. Non sono suscettibili di obbligo di pubblicazione in fogli ufficiali.

Come nasce la norma

Gli atti interni di Bottai hanno preceduto l’emanazione dei Regi decreti-legge 5 settembre 1938, n. 1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista e 15 novembre 1938, n. 1779, Integrazione e coordinamento in unico testo delle norme già emanate per la difesa della razza nella Scuola italiana, successivamente convertiti in legge senza modifiche. Le leggi stabilizzano il quadro normativo costituito dalle disposizioni emanate dal luglio al novembre 1938.
Le disposizioni emanate fino al 1943 ne hanno dato puntuale e totalizzante applicazione.

La dispensa dal servizio: lo strumento del licenziamento dei docenti ebrei

Tra i diversi dispositivi applicativi è degno di attenzione lo strumento della dispensa dal servizio, già previsto dal Testo unico delle leggi sull’istruzione e attualmente ancora in uso nell’attuale ordinamento scolastico (Testo unico 1994 - Art. 512 - Dispensa dal servizio) seppure “ripulito” dai connotati razziali e politici.
I docenti anche universitari furono formalmente “dispensati” ai sensi dell’art. 20 del R. decreto-legge 17 novembre 1938, n. 1728 “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”.

La Biblioteca “Luigi De Gregori” e le raccolte normative

Le raccolte di questi atti sono presenti nelle collezioni della Biblioteca Luigi De Gregori, che nasce con lo Stato unitario e lo accompagna quale biblioteca di servizio all’attività amministrativa fino ad oggi. Oggi ha perso questa caratteristica poiché le fonti digitali a disposizione dei singoli uffici hanno sostituito la consultazione di quegli strumenti fondamentali per l’azione amministrativa presenti in formato cartaceo. Ora è una biblioteca specialistica, a carattere storico: una miniera di documentazione per studiare la storia della scuola e dell’università italiana.

Le raccolte normative utili allo studio dei provvedimenti antiebraici

Quelle utili allo studio dei provvedimenti antiebraici emanati dal Ministero sono:
 
la collezione integrale del “Bollettino Ufficiale del Ministero” nelle sue varie denominazioni dal 1874 al 2012, l’”Annuario del Ministero dell’Educazione nazionale”, l’“Annuario della Regia Università di Roma”, la “Raccolta delle leggi, dei decreti, dei regolamenti e delle circolari sull’istruzione superiore”, dal 1930 al 1944, alle quali si aggiungono alcune pubblicazioni ufficiale del Ministero quali “Dalla riforma Gentile alla Carta della Scuola”, 1941, che riporta in appendice un elenco di norme e di circolari, dove sono riportate notizie di circolari i cui testi non sono stati ancora reperiti.

Perché sono preziose

Lo studio di queste pubblicazioni consente di comprendere il funzionamento della macchina che Bottai aveva messo in moto per liberare al più presto e nel modo più completo la scuola italiana da quella che nel discorso di apertura dell’anno scolastico 1938 definisce “intrusioni e da scorie” per riportala con tutto il popolo italiano
 
“…alla espressione genuina delle sue essenziali tendenze e rendendolo sempre più unito e compatto, per razza e per tradizione, per volontà e per ideali, attorno al suo Duce”.
 
Sono collezioni apparentemente prive di fascino, grigie come la letteratura prodotta dall’amministrazione che talora le accompagna, trascurate fino a tempi recenti dagli studiosi. A una attenta lettura, però, si rivelano fonte di informazioni tanto pubbliche, ufficiali, quanto celate.

Articolazione del processo amministrativo

La conoscenza di questo livello delle informazioni consente di comprendere come si è articolata poi anche in questo Ateneo il processo di persecuzione dei diritti dei docenti, degli studenti e di tutto il personale ebreo in servizio fino al 1938. Dove si può notare come la prassi di esecuzione delle norme nelle singole circostanze sia stata ancora più dura della norma stessa.
Si può comprendere come l’Ateneo abbia declinato ad esempio le indicazioni contenute nella Circolare della Direzione Generale della Istruzione Superiore del 22 ottobre che ha come oggetto: Insegnamenti riguardanti la razza, che va ad applicare il Regio decreto 30 settembre 1652 Disposizioni sull’ordinamento didattico universitario. Norme di diverso rango comunque a firma Bottai.
 
Amministrazione centrale e rettori delle università attuano con zelo e non di rado con superiore rigore del centro la normativa antiebraica.

Le altre fonti: gli Annuari del Ministero e quelle delle Regie università

Gli Annuari, ve ne sono di vario tipo, sono indispensabili per capire chi lavorava, dove, con quale incarico e quando. Fino al 1938 è possibile rinvenirvi nomi e indicazioni di ruolo, sede di servizio, del personale ebraico impiegato a vario titolo nelle università.
Il 4 luglio del 1939 Bottai dispone con circolare n.265 che i nomi dei docenti ebrei non dovevano più comparire negli annuari delle università e non ve ne doveva apparire la notizia del decesso, come era usanza fare. I nomi spariscono anche dagli Annuari ministeriali. Estremamente utili i confronti tra anni diversi della stessa pubblicazione e tra Annuari ministeriali e quelli universitari.

Le fonti archivistiche

Come in molte biblioteche, anche della De Gregori sono presenti fondi archivistici. Sono stati recuperati in tempi recentissimi da alcuni depositi esterni dove giacevano nell’impossibilità di essere consultati da oltre 40 anni. In particolare è importante la serie quasi completa dei decreti di nomina del personale sia docente che amministrativo dal 1874 agli anni ’70 del secolo scorso. È molto interessante la serie che riguarda i docenti delle università italiane dove si possono ritrovare i decreti di dispensa dei docenti ma poi anche quelli relativi alla epurazione successiva e ai reintegri.
A questi si aggiungono i Verbali del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, 1876-2012, e alcuni dei volumi dei Verbali del Consiglio Universitario Nazionale.

Fontane non serbatoi! Aprire le collezioni

Queste fonti sono tutte in formato cartaceo, di rado catalogate in quanto materiali di servizio stratificatisi nel tempo. A causa delle carenze di cui anche la De Gregori soffre queste collezioni non sono state catalogate in SBN mentre quelle di tipo archivistico non sono state neppure descritte.
 
Poter pubblicare questo materiale nel sito di Sapienza 38 costituisce una straordinaria opportunità per renderlo disponibile nonostante le difficoltà per portare avanti una digitalizzazione e una apertura reale dei dati.
 
La Biblioteca Luigi De Gregori ha come programma di lavoro le parole con cui lo stesso De Gregori definisce le biblioteche: “Sono fontane, non serbatoi”. Questa affermazione è contenuta in un articolo scritto nel 1926 ma è ancora lontana da trovare piena realizzazione. Incontra numerosi ostacoli pratici ma anche teorici.
Anche nel campo degli studi accademici è ancora lontani, e questo convegno lo dimostra appieno invertendo la tendenza, dal comprendere come le biblioteche, alcuni tipi di biblioteche in particolare e mi riferisco a quelle delle pubbliche amministrazioni, posseggano tesori di informazioni su tema in generale ma nel caso di specie sepolte, spesso intenzionalmente negli anni successivi alla conclusione della Seconda guerra mondiale.

Biblioteche digitali, studi storici e nuove metodologie di lavoro. Conclusione

Le biblioteche digitali avanzate come è il caso di “Sapienza 1938. Leggi razziali” non rappresentano dunque solo uno strumento di lavoro della contemporaneità ma indicano una rigorosa metodologia di lavoro che vede nella massima apertura delle informazioni una necessità non ulteriormente procrastinabile, e che richiede una intensa collaborazione tra professioni diverse, una profonda consapevolezza del ruolo che ciascuna professione ha nella costruzione del sapere.
Quel sapere che in ogni modo si tentò di precludere agli Ebrei italiani, nella consapevolezza dei persecutori che donne e uomini colti più della media rappresentavano un pericolo reale per quanto mite potesse apparire. Chiudere quelle porte ha voluto dire in molti casi spalancarle verso l’abisso.
 


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