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I professori ebrei eliminati dalle Università 5 ottobre 1938

Sulla prima pagina del primo numero dell’ottobre del 1938, dopo la chiusura estiva, il periodico riporta un elenco degli ordinari espulsi, segnalando le rispettive materie: “Il nostro elenco è il solo che possa far fede su quest’argomento: esso dovrà tuttavia essere integrato da alcuni nominativi per i quali sono in corso ulteriori accertamenti”.
Almagià Roberto: O. di Geografia; Arias Gino: O. di Economia politica corporativa; Bachi Riccardo: O. di Politica economica e finanziaria; Cassuto Umberto: O. di Ebraico e lingue semitiche e semitiche comparate; Della Seta Alessandro: O. di Archeologia italico; Del Vecchio Giorgio: O. di Filosofia del diritto; Enriques Federigo: O. di Geometria superiore; Levi Civita Tullio: O. di meccanica razionale.
 

Un organo di stampa espressione delle università italiane 4 novembre 1936

Il quindicinale Vita Universitaria nasce nel 1936, in pieno clima imperiale; sin dall’inizio, è diretto dal rettore della Sapienza Pietro De Francisci. È l’organo ufficiale dell’ateneo romano e non delle organizzazioni studentesche (GUF), presentando come sottotitolo l’espressione “quindicinale delle Università d’Italia”, rafforzando ancora di più la centralità dell’Università di Roma. Il materiale in essa contenuto riguarda principalmente la vita amministrativa, oltre ai principali dibattiti sulle questioni educative o strutturali sul ruolo dell’università durante il fascismo.
Questo foglio periodico, che inizia oggi la sua vita, è destinato, in primo luogo, a contenere gli atti della nostra Università. Gli atti, cioè le opere e i fatti, i provvedimenti e le disposizioni, le notizie e le indicazioni utili a quanti, docenti e discenti, partecipano alla vita accademica.
Esso vuole offrire un quadro completo ed armonico di quell’insieme di attività che si concentrano nello ‘Studium Urbis’; vuol essere un mezzo di orientamento, un vincolo fra noi e i lontani, un tramite fra gli universitari di oggi, quelli di ieri e quelli di domani.Io confido che questo periodico possa valere non solo a soddisfare la curiosità con cui da molte parti si segue la nostra opera, ma anche e soprattutto a rendere più intima la collaborazione fra insegnanti e studenti e ad imprimere un ritmo più agile e vivace al funzionamento di tutti i nostri istituti.
Dinnanzi al nostro animo non sta che una meta: quella del progressivo e continuo perfezionamento della nostra Università. E nel cuore non nutriamo che un’ambizione: quella di lavorare in umiltà e fedeltà, agli ordini del Duce, per la grandezza e la potenza dell’Italia imperiale.
Pietro De Francisci

Nicola Pende: “Noi e gli altri nella difesa della razza” 5 ottobre 1938

Sin dal primo numero della rivista, intervengono due firmatari del Manifesto della Razza sulle colonne di Vita Universitaria: Edoardo Zavattari, ordinario di Zoologia, e Nicola Pende, docente di Endocrinologia, che recupera e anzi rivendica la tradizione nazionale, definita eugenica latina dagli storici, soprattutto sui matrimoni.
È superfluo che la coniugazione di italiani con gente che, come gli ebrei, gli etiopici, gli arabi, sono tanto lontani soprattutto spiritualmente dalla progenie romana-italica, deve essere sinceramente vietato

Un voto dell’Unione Matematica Italiana e una cospicua elargizione del Duce 5 febbraio 1939

Sulle colonne di Vita Universitaria l’Unione Matematica Italiana si difende dall’accusa di essere una scienza troppo ebraizzata, rivolgendosi direttamente al Ministro dell’Educazione Nazionale “affinché nessuna delle cattedre di matematica rimaste vacanti in seguito ai provvedimenti per l’integrità della razza venga sottratta alle discipline matematiche. La Scuola Matematica Italiana […] è quasi totalmente creazione di scienziati di razza italica (ariana)”.

“Come coprire i vuoti”: il dibattito sulle ragioni della politica razziale 5 ottobre 1938

Il quindicinale produce un ampio dibattito sulle ragioni della politica razziale e sul loro rapporto con l’università, discutendo sia le teorie sottostanti la difesa della razza, sia gli effetti – anche da un punto di vista meramente pratico – sulle dinamiche della vita universitaria.

Gli assistenti universitari e il razzismo 20 ottobre 1938

Anche nei numeri successivi la questione razziale continua ad essere centrale, soprattutto in relazione alle dinamiche di potere. Antonio Pensa, preside della facoltà medica della R. Università di Pavia, chiede al Ministro dell’Educazione Nazionale di salvaguardare gli assistenti di professori ebrei, affinché non siano accumunati ai docenti ebrei espulsi con cui si erano formati. Guido Landra, vero rappresentante scientifico del Manifesto della razza, si concentra su come la collaborazione degli assistenti universitari alla “battaglia per la difesa e il potenziamento della nostra razza” sia stata fondamentale.

A questa azione rivoluzionaria del razzismo italiano gli Assistenti universitari contribuiranno con fede purissima fino a vittoria compiuta.

…con la più serena indifferenza 20 maggio 1939

La questione razzista è ricondotta ad una battaglia di posti e di potere. Commentando il ruolo dell’Università in relazione a razza e autarchia, Sabato Visco, intervenuto alla Camera dei Fasci sull’educazione nazionale, afferma:
I ben pensanti facevano delle previsioni catastrofiche sull’effetto che questo allontanamento di 110 professori dovesse avere sulle sorti dell’alta cultura nazionale. Devo dichiarare che queste previsioni si sono dimostrate assolutamente infondate. L’Università italiana ha perduto i suoi insegnanti di razza ebraica con la più serena indifferenza. Essa, inoltre, per effetto di questi provvedimenti, ha guadagnato quella unità spirituale che prima le mancava, ha acquistato la sicura coscienza che si può provvedere a tutti gli insegnamenti superiori occorrenti al Paese, traendo gli insegnanti da italiani al cento per cento.


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