La storia di Elio Pavoncello rappresenta emblematicamente i due volti della persecuzione subita dagli ebrei italiani: la “persecuzione dei diritti”, che lo colpì con le leggi razziali, ma non gli impedì di completare gli studi e laurearsi con una tesi su Benedetto Croce; e la "persecuzione delle vite", che infine lo condusse alla deportazione e alla morte. La sua vicenda ci racconta non solo dell'antisemitismo di quegli anni, ma anche di un pezzo della storia dell'ebraismo romano e del suo legame con lo Stato nato dal Risorgimento. Per questo motivo, la sua storia rappresenta un affluente significativo della più ampia storia italiana.

La famiglia Pavoncello

Figlio di Angelo Pavoncello e Cesira Di Segni, Elio apparteneva a una famiglia di cinque fratelli: Lea (1917), Rina (1921), Sergio (1924) e Mario (1932). I genitori erano parte della generazione successiva all'apertura del ghetto di Roma, avvenuta nel 1870, che aveva portato all'emancipazione degli ebrei. Suo padre, come molti ebrei italiani, partecipò con entusiasmo alla prima guerra mondiale, un evento vissuto dalla comunità ebraica come un importante segno di adesione alla nazione italiana che aveva concesso a tutti gli ebrei l’emancipazione e l’equiparazione dei diritti.

Gli anni della formazione

Elio si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza nell'anno accademico 1937-1938, prima dell'emanazione delle leggi razziali del 1938, il che gli permise di proseguire gli studi nonostante le restrizioni imposte agli ebrei. Oltre agli studi, lavorò come precettore per diverse famiglie importanti, tra cui quella di Susanna Agnelli, che lo menziona nel suo libro Vestivamo alla marinara, per la marchesa Benzoni e altre ancora.

L’attività antifascista, l’arresto, il confino 1941-1942

Durante la seconda guerra mondiale, Elio entrò in contatto con ambienti antifascisti. Nel 1941, fu arrestato per aver affisso manifesti contro il fascismo, il nazismo e la guerra in diversi quartieri di Roma, oltre che per aver partecipato ad alcune manifestazioni all'università, definite di carattere “antinazionale” dalla questura fascista di Roma. Manifestazioni che gli costarono un anno di confino, che fu successivamente revocato grazie a un atto di clemenza di Mussolini, come racconta sempre la questura. 

Il rastrellamento degli ebrei romani, la deportazione 15-16 ottobre 1943

Il 15 ottobre 1943, la sera prima della razzia, Elio si recò a casa della sua fidanzata Giuliana Tedeschi, in via Carducci, per visitare il padre di lei, ricoverato in ospedale. Il mattino seguente, Elio, Giuliana e sua madre, Sara Di Veroli, furono tutti arrestati. Nessuno di loro sopravvisse alla Shoah.

Elio Pavoncello 1919-1944(?)

Elio Pavoncello, nato a Roma il 27 settembre 1919, fu uno studente ebreo della Sapienza – allora Regia Università di Roma – e una delle tante vittime della persecuzione antiebraica in Italia. Arrestato il 16 ottobre 1943, fu deportato ad Auschwitz, da dove non fece mai ritorno.


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