Infanzia e formazione Fidenza, 1877

Valerio Artom nacque il 21 dicembre 1877 a Fidenza (Borgo San Donnino, Parma) da Emanuele Artom ed Elena Tedeschi, entrambi di origine ebraica, successivamente convertiti al cattolicesimo. Valerio Artom fu battezzato nel 1886, all’età di nove anni. Si trasferì a Roma, dove seguì gli studi classici e frequentò la Regia Università di Roma, dove si laureò in Medicina il 27 novembre 1901.
 

Carriera accademica e professionale 1908-1930

Fu prima assistente volontario, poi ordinario, presso gli Ospedali di Roma. Tra il 1907 e il 1908 trascorse un periodo all’estero, presso la Clinica universitaria di Berlino. Autore di diverse ricerche innovative, discusse in contesti nazionali e internazionali, nel 1908 diventò assistente presso la Clinica Ostetrica della Regia Università di Roma, ruolo che mantenne fino al 1928. Durante questi anni si distinse come medico stimato ed ebbe come maestro Ernesto Pestalozza, con cui collaborò a lungo. Fu lo stesso Ernesto Pestalozza a comunicare al rettore l’intenzione di sostituire Valerio Artom, che dal 1908 ricopriva l’incarico di primo aiuto. Artom, seppur in ritardo, dichiarò di voler lasciare la carica. 

Nell’occasione, Pestalozza spese comunque parole di lodi per Artom, in particolare per la sua generosità. Nel 1924 conseguì l’abilitazione come libero docente in chimica ostetrico-ginecologica, che rinnovò nel 1930. 

La sua fama, tuttavia, non deriva solo dall’importante lavoro di ricerca e dall’esercizio della pratica clinica privata, ma anche dal ruolo di medico della casa reale. In particolare, fu il ginecologo della principessa Maria José del Belgio, futura regina d’Italia per un solo mese, quello di maggio 1946, che precedette il referendum sulla forma istituzionale dello Stato. Valerio Artom la assistette soprattutto durante la sua prima gravidanza, che avvenne nel 1934. Nello stesso anno, gli fu conferita l’Onorificenza di Commendatore nell’Ordine della Corona d’Italia.
Come la maggior parte dei suoi colleghi, giurò fedeltà al fascismo nel 1935, anno in cui viene nominato in una commissione per il concorso a primario ostetrico-ginecologo dell’ospedale “Vittorio Emanuele III” di Tripoli. 

Partecipazione alla Prima guerra mondiale

Come gran parte degli ebrei italiani, Valerio Artom partecipò alla Prima guerra mondiale, mettendo a disposizioni le qualità nel ruolo di medico militare in ospedali da campo, scalando inoltre velocemente i ranghi fino a diventare maggiore medico. Durante il conflitto venne dunque congedato dalla clinica ostetrico-ginecologica e operò in diversi ospedali da campo e ospedali militari, ricevendo elogi per il suo servizio e per questo fu insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia. Il Giornale di medicina militare ne lodò l’impegno, segnalando l’alta perizia chirurgica e lo spirito di sacrificio dei componenti del nucleo in cui opera lo stesso anno. Fu congedato nel 1919 per riprendere servizio presso l’Università di Roma.
 

Persecuzione durante il regime fascista 1938

Nel 1938, nonostante il servizio prestato durante la Prima guerra mondiale, la sua vicinanza al regime fascista e alla casa reale, Artom subì le conseguenze delle leggi razziali, venendo dispensato dalla libera docenza. Quell’anno segnò profondamente la sua carriera accademica e non solo, testimoniando sia l’importanza del personaggio sia l’ampiezza e la profondità con cui i provvedimenti colpirono settori diversi. Oltre che dalla libera docenza, fu espulso dalla Regia Accademia Medica, sia – nel 1939 – dalla Croce Rossa Italiana – “cancellato dai ruoli del personale direttivo della C.R.I. il 1° gennaio 1939 perché di “razza ebraica” . Fu inoltre cancellato dai ruoli militari in applicazione del Regio Decreto-Legge del 22 dicembre 1938, che collocava in congedo assoluto il personale militare classificato di “razza ebraica”.
Dopo l’emanazione delle norme, Artom presentò la richiesta di discriminazione, di cui non possediamo il fascicolo poiché non consultabile in ACS, ma che gli fu concessa per i servizi resi al Paese durante la guerra e alla monarchia negli anni successivi.

Esilio e attività all’estero 1940-1947

Nonostante la domanda di discriminazione fosse stata accolta, nel maggio 1940 – all’età di 63 anni – emigrò negli Stati Uniti, dove fu primario di ginecologia presso il Fitzgerald Mercy Hospital di Darby (Filadelfia) e successivamente, dal 1946, al Columbus Hospital di New York, dove si trovava anche suo figlio Paolo, laureato come il padre in medicina.

Ritorno e ultimi anni Anni '50-'60

Dopo il conflitto, le leggi razziali furono dichiarate nulle e il suo status accademico fu formalmente ripristinato. Nonostante il periodo trascorso all’estero e l’inattività in Italia, non decadde dalla libera docenza, come sarebbe accaduto in caso di mancato insegnamento per cinque anni consecutivi, e come aveva richiesto peraltro la stessa università.
Nel 1956 si interrogò nuovamente sul motivo per cui non esercitasse la libera docenza, ricordando che era stata conseguita nel 1924, e ricostruendo il percorso delle espulsioni attraverso il decreto ministero del marzo 1939 e la successiva revoca nell’agosto del 1944.
Si spense nel 1961, mentre si trovava in vacanza a Losanna.

Valerio Artom di Sant’Agnese 1877-1961

COME CITARE L'ARTICOLO

Manuele Gianfrancesco, “Il ginecologo più noto del nostro paese”: Valerio Artom di Sant’Agnese, in Sapienza per la Memoria. L'applicazione delle leggi razziali nella regia università di Roma, 2025, 1938-sapienza-leggirazziali.it/Sito/percorso.php?id=127

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